Sebastian Blog

środa, 10 października 2007

giovedì, gennaio 29, 2004



futbol (biografie): supermario jardel

fino a qualche mese fa non passava estate in cui il nome di mario jardel non finisse nei tabellini degli obiettivi di mercato dei principali club italiani. pare che ci fosse andata particolarmente vicina la juve, ma sembra che le caratteristiche tecniche dell’attaccante brasiliano non soddisfacessero le esigenze di lippi (era il periodo in cui si dava già per bianconero hakan sukur). in realtà era unanimemente considerato uno dei migliori attaccanti del calcio europeo, non fosse altro perché era il più prolifico di tutti. eppure ho sempre avuto l’impressione che agli occhi del calcio che conta fosse sempre considerato come un parvenu, un calciatore il cui successo dipendeva più dalla scarsa qualità del campionato in cui militava (quello portoghese) che dalla sua innegabile abilità sotto porta. di sicuro il fattore estetico non lo aiutava di fronte agli occhi degli operatori di mercato, sempre pronti a sussultare di fronte al primo brasilianismo, che magari da lui si aspettavano dribbling, velocità, scatto fulminante, e venivano invece prontamente ricambiati con un pragmatismo di matrice teutonica, un’immobilità quasi irritante in mezzo all’area, un piede spigoloso e non troppo preciso. a tutto questo jardel ha sempre sopperito con una valanga di gol, soprattutto di testa (specialità della casa nella quale aveva davvero pochi rivali). un fiuto per il gol che ha regalato tante soddisfazioni ai tifosi del porto a metà anni novanta, ma una tecnica rozza e per niente sudamericana che proprio negli anni degli ingaggi folli non gli ha mai permesso di accedere ai patrimoni dei grandi club europei. ironia della sorte è approdato al campionato italiano due settimane fa, nel momento più triste della sua carriera, in una squadra (l’ancona) che dall’inizio del campionato ha già cambiato tre allenatori (buona fortuna a galeone, sufficientemente folle per un’impresa come questa) e che pur essendo ormai spacciata si aspetta da lui una miracolosa salvezza a suon di gol.mario almeida ribeiro jardel nasce a fortaleza (brazil) il diciannove settembre del millenovecentosettantatre. esordisce nel ferroviària, piccolo club della città di ceara, per poi approdare al vasco de gama e al gremio. come molti suoi connazionali farà di lusofonia e virtù e per approdare in europa tenta la sorte in portogallo, nel più grande dei club del nord (il porto), nel millenovecentonovantacinque. trenta gol in trentun partite nella sua prima stagione sono stati il passaporto per entrare nei cuori dei tifosi del porto (e non solo), che ne fanno il loro idolo incontrastato e che non finiranno mai di rimpiangerlo (alla sua partenza fu sostituito dal connazionale pena, il cui nome lasciava presagire i sentimenti che avrebbe suscitato tra i difensori avversari). in quegli anni il titolo di capocannoniere del campionato è affare suo, ventisei gol nella stagione successiva, trentasei in trentadue partite in quella dopo, trentotto in trentadue partite nel campionato 98/99, il suo ultimo nelle file dei dragoni. si è guadagnato l’appellativo di supermario ma lo stadio das antas gli sta ormai troppo stretto. stranamente le offerte latitano e quando gli intervistatori di soccerage gli domandano perché abbia scelto un paese con una così breve tradizione calcistica, jardel risponderà che quella del galatasaray è stata l’offerta migliore ricevuta. ventidue gol in ventiquattro presenze e pubblico turco in visibilio per il loro nuovo eroe. nell’estate del duemila lo sporting lisbona riesce, attraverso un incredibile marchingegno di scambi di giocatori (nel campionato portoghese il denaro è assente cronico), a portare jardel di nuovo in portogallo, per la felicità dei tifosi biancoverdi. sarà la stagione più bella della sua vita, ha una media gol da togliere il fiato (quarantadue gol in trenta partite) e lo sporting guidato da lazlo boloni oltre a ben figurare in coppa uefa (eliminato dal milan) vincerà campionato e coppa di portogallo. vince la scarpa d’oro (un premio assegnato all’attaccante più prolifico del calcio europeo, in cui il numero di gol viene moltiplicato per un coefficiente di difficoltà dato dal campionato d’appartenenza). quell’estate lo incontrammo il giorno dopo la festa scudetto, in avenida antonio augusto de aguiar. era raggiante, camminava tranquillo per il quartiere con il walkmen nelle orecchie. lo rincontrarono i miei amici in un bar. il mio amico luca pac. vagava sperduto in cerca della casa de banho e si ritrovò per sbaglio dietro il bancone lasciato momentaneamente sguarnito dal barista. jardel, dalla parte giusta del bancone, gli ordinò sorridendo un caffè. poche settimane dopo inizierà un calvario non ancora concluso. il divorzio dalla moglie, una famosa showgirl brasiliana, lo getterà in una crisi depressiva fortissima, aggravata dalla lotta per l’affidamento dei figli e dalle ineleganti dichiarazioni della consorte, che sbattè sulle prime pagine dei giornali certi vizi del marito, molto sensibile al fascino della notte. l’eroe del momento è catapultato nella polvere. non rientra dal brasile, lo sporting minaccia di rescindere il contratto, cerca un acquirente (invano) per un calciatore diventato improvvisamente svalutato e scomodissimo (espanyol e betis cercheranno di ingaggiarlo ma non sono disposte a pagarne il prezzo del cartellino). nessuna clinica riesce a curarlo, rimane a lisbona ma sarà una stagione da dimenticare. segna undici gol (una miseria per lui), la squadra soffre molto e vince poco, boloni alla fine viene cacciato e jardel finisce, all’inizio di questa stagione, a lottare per la salvezza in premier league al bolton wanderers. non gioca e non segna e dopo meno di sei mesi il matrimonio finisce, complice la provvidenziale offerta dell’ancona. il giorno della presentazione è una tristezza unica. è alto quasi un metro novanta ma l’altezza non basta a mascherare una forma scadentissima (sembrava che si fosse nascosto il pallone sotto la maglietta). l’inizio è tragicomico: viene presentato in occasione di ancona-perugia, jardel vuole salutare i tifosi e si appropinqua sotto la curva. purtroppo (complice una similitudine cromatica) è quella occupata dai tifosi del perugia e il team manager dell’ancona gianluca petrachi è costretto a ricondurlo di fronte ai suoi veri tifosi. ha la sfortuna di esordire contro il milan capolista nella domenica in cui viene silurato sonetti. è pesante, corre poco e come se non bastasse il suo compagno di reparto (grabbi) si infortuna dopo venti minuti. gianni mura analizzando la partita racconta così la sua prestazione: "su jardel stendiamo un velo di silenzio in rispetto di quello che è stato". finisce nei flop unidici della domenica nella classifica stilata da soccerage con la motivazione "he can only improve…". in effetti ha solo trent’anni e sono convinto che sotto quei rotoli di grasso si nasconda sempre il predatore d’area di un tempo. sogna di finire la carriera in brasile, ma speriamo che prima, guidato dal grande galeone, possa lasciare un segno nel nostro campionato.

atroC.T.X.Z.B.tionpostato da atrocityexibition 29/01/2004 23:43

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